Tempus fugit
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24/09/2014
ora 19:07:21
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Lezione N.2 (la lezione N.1 alla fine). Trarre lezione ed insegnamento da ogni tipo di esperienza, soprattutto quelle negative. Vo’ al Mugello per svariati motivi, il primo è che si tratta della maratona più vecchia d’Italia (fu organizzata per la prima volta nel 1974), e dopo avere partecipato ad aprile alla seconda maratona più vecchia, il Lamone, quella della mia società, ho voglia come di “andare alle origini”. E poi il Mugello si trova in pieno territorio di Passatore, attraverso Borgo San Lorenzo passa la corsa che mi ha tanto coinvolto ed emozionato lo scorso maggio. Sono cosciente che non si tratta di una maratona come le altre visto il tracciato collinare…ma mi spaventa un po’ l’orario in cui si svolgerà, alle 14,30. Ehm, farà mica caldo??
La mattina di sabato parto abbastanza presto sotto nubi temporalesche, che mi lascio dietro a mano a mano che mi avvicino al faentino. Già imboccando la brisighellese il tempo cambia radicalmente in meglio lasciando presagire che si farà una stupenda giornata. E’ bellissimo inerpicarsi verso il passo della Colla e percorrere a ritroso il cammino compiuto di corsa la notte di maggio del Passatore. Il paesaggio collinare ora è perfettamente illuminato, aspro e verde settembrino. Me lo godo a finestrini abbassati, in piacevole tensione pre-maratona. Di tornante in tornante finalmente si scende verso Borgo San Lorenzo e qui una volta parcheggiato vado subito a registrarmi nella centrale piazza Dante con i suoi giardini. Alle 11 mi divoro due piatti di rigatoni alle verdure cucinati dalla locale scuola alberghiera appositamente per i runners partecipanti. Il cielo nel frattempo si apre e cresce la temperatura: comincia a far caldo, il che a settembre non è cosa che stupisce nessuno. Tra i partecipanti in graduale arrivo scorgo il barbuto Colnaghi accompagnato dalla madre, potrebbe essere uno dei favoriti per la vittoria finale. Ma ci sono anche un paio di marocchini, tra cui Jamali vincitore dell’edizione passata e la conoscenza Benhamdane accasato a Savignano. Tento di fare “riscaldamento” e mi accorgo che oggi ci sarà da sudare parecchio…. La cosa comincia a preoccuparmi. Cerco di non pensarci troppo alimentandomi con maltodestrine e sali. Alla partenza, in attesa del via si cerca di stare il più possibile all’ombra rasenti al muro o a qualche esercizio commerciale. Via si parte. Le prime sensazioni non sono buone. Dopo la prima decina di km mi sento già stanco e mi rendo conto che non riuscirò a fare una buona prestazione. Solo qualche nuvola che copre temporaneamente il sole mi permette di fare agevolmente le prime salitelle. Fino a Scarperia sicuramente si marcia a livelli accettabili. Prima di arrivarci saluto con calore un runner degli Amici della fatica di S.Vittore. Sono pazzi questi runners, veri amanti del sudore da versare a litri, mi dice che domani lui ed altri tre compagni correranno anche la maratona dell’Alzheimer! Poi ecco Scarperia. Entrati nel centro storico faccio il pinocchietto mentre gli sbandieratori locali (anzi “sbandierai” come dicono lì) si esibiscono al passaggio di ogni partecipante. Corro per un tratto al ritmo del tamburo di sottofondo molleggiando gambe ed agitando le braccia, facendo ridere qualche bambino tra il pubblico. Spronato da qualche battimano esco dal piccolo borgo in direzione de…il mitico autodromo del Mugello! Annunciato in lontananza da un rombo prima indistinto, poi sempre più minaccioso, ecco che il nostro percorso s’inoltra in una specie di valle o catino naturale sul cui fondo si snoda il celeberrimo circuito. Non interessato al motociclismo come sport, sono invece colpito dalla bellezza della location, con colline appunto addossate all’impianto, per le quali il pubblico può muoversi e scegliere la posizione che più aggrada per assistere alle competizioni. Una bella sorpresa, sul serio. Così come mi sorprendono i saliscendi che tocca percorrere, alcuni piuttosto pronunciati…qui ancora la fatica incipiente viene come smorzata dall’attenzione portata al circuito con i suoi rumorosi bolidi sfreccianti…Largo, passa la maratona del Mugello! Verrebbe da esclamare. E’ il km 17 e qui in gara assumo la mia prima ed ultime dose di maltodestrine. In corpo a parte sali ed acque non mi entrerà più nulla. Si comincia a penare. Siamo a metà neanche e pare di avere compiuto chissà quale fatica. In testa montano pensieri negativi. Mi rendo amaramente conto che afa e caldo hanno come azzerato alcuni mesi di preparazione, di sedute differenziate, CL, LL, VAR allunghi ripetute e salite corse in tutte le salse svaporate nello spazio di un’oretta e mezza…che rabbia, anche se questa corsa doveva essere una sorta di tappa intermedia, un trampolino verso un’altra maratona autunnale, l’avrei voluta correre con un altro esito ed un diverso spirito… La botta arriva al km 26. Soltanto riavvicinandomi verso Borgo San Lorenzo mi rendo conto di quel che sta per accadere. Avevo rimosso che si correva anche una 26 km non competitiva…questo significa che il percorso della maratona sta per tornare verso la partenza iniziale… a pochi metri alla mia sinistra ecco il traguardo per i ventiseichilometristi , mentre per i maratoneti si tira avanti. La tentazione di girare a sinistra è forte. La situazione mi rammenta quanto successo ad un mio conoscente che aveva provato la sua prima maratona a Ravenna l’anno scorso…fatta la prima parte, ritornando sul percorso accanto al Pala De Andrè dove aveva parcheggiato la macchina in un momento di crisi mollò la gara e se ne tornò a casa…Io tiro diritto, ma a fatica. Ormai ho impostato il motore ad una velocità minima, direi quasi di sopravvivenza. Si esce dall’abitato imboccando un percorso naturalistico lungo il Sieve. Ai ristori mi fermo per idratarmi e mi percepisco tutto storto e contorto, stravolto dalla fatica, ma sempre riparto. L’obiettivo minimo ormai è: terminare la gara. Lungo gli ultimi dieci km capita anche che il percorso si ripieghi su se stesso e si incontrino in senso opposto i partecipanti che procedono in avanti verso la fine. Anche questo non fa bene alla mia psicologia di runner in crisi, vedendo chi è avanti mentre si è ancora molto dietro…Ah, trovare un pensiero che mi distragga, un magico mantra che sgravi anche solo un poco dalla fatica mentale e fisica! Caro Pinocchietto, su fa’ ancora qualche salto in avanti. Finchè non si arriva a fine del tratto di percorso, laddove si registra il chip e si deve ritornare finalmente indietro. Ripartiti per qualche centinaia di metri mi trovo a scambiare due chiacchiere con un runner più anziano di me, che mi confessa di soffrire il caldo anche lui, questa è un’edizione effettivamente afosa assai…dice che ha sudato così tanto che i pantaloncini inzuppandosi si sono appesantiti fino a scivolargli giù per le gambe…e se li è dovuti assicurare con un nodo. Non ci sono le forze per ridere! Lenti procedono gli ultimi chilometri, e capita anche di superare un pacer delle 4 ore. E’ in crisi, i suoi colleghi lo hanno staccato e arranca. Magra consolazione, riuscirò ad arrivare qualche minuto prima di lui. Sugli ultimi tre km l’animo si acquieta, ma ad un corpulento podista di Maiano che si lamenta dei crampi che l’hanno assalito non riesco a dire più che un “dai che manca poco”. Finalmente si è di nuovo nel Borgo ed ecco il traguardo dove Pinocchietto con un balzo spende le ultime energie. E’ fatta, dai. Per la prima volta mi stenderei sul prato per addormentarmi. Non ero in questo stato neanche al termine della 50 di Romagna o della 100… Invece c’è da ritirare la maglia della manifestazione, poi di fare una doccetta e ripartire celermente per casa. Bisogna voltar pagina e pensare alla prossima, magari in clima fresco, va bene anche un freddo rigido! Lezione N.1, non raccontare mai balle. Tempus fugit.
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